Cara manciata di lettori,
Ho deciso di dedicare questo post al mio recente viaggio in Palestina/Israele.
Infatti, mentre me ne sto qui sul letto di casa con il computer in grembo, non riesco a smettere di pensare alla bellezza dei territori palestinesi e ai colori di questa mia ultima avventura.
Sono partita a fine agosto grazie a un programma estivo, il
Middle East Community Program, organizzato da
ATS Pro Terra Sancta in partnership con l'Università Cattolica. Nell'arco di quasi tre settimane abbiamo avuto la possibilità di esplorare la Terra Santa, ma soprattutto di conoscere persone meravigliose dai backgroud più disparati: dal soldato israeliano, al professore palestinese ex-militante dell'OLP, da Suor Lucia che si occupa dei bambini al
Caritas Baby Hospital di Betlemme a Daoud Nasser alla Tenda delle Nazioni, a tutto il magnifico staff di ATS che lavora per la conservazione del patrimonio cristiano attraverso svariati progetti.
Insomma, non sono andata nel classico fronte di guerra armato, però l'aria del conflitto si respira eccome, soprattutto in certe aree. Passare dalla semplicità di Betlemme a una città metropolitana come Tel Aviv lascia certamente basiti, così come attraversare in macchina le Alture del Golan e passare al fianco di carri armati, mine inesplose e trincee, ammirare in lontananza la Siria e il Libano.
Anche attraversare a piedi il checkpoint di Betlemme, essere colpiti dalla desolazione del muro che divide la Cisgiordania da Israele e lasciarsi ispirare dai graffiti di Basky al
Walled Off Hotel sono tutte cose che mi porterò per sempre nel cuore.
Ieri mi hanno chiesto di descrivere la Palestina in tre parole. Io ho risposto con "magica", "confusa" e "coloratissima". "Magica" perché a camminare nei diversi quarteri di Gerusalemme non si può far altro che lasciarsi trasportare indietro nel tempo, all'epoca delle conquiste musulmane, delle crociate, dell'impero ottomano, fino alla seconda guerra mondiale. La Storia trasuda da tutte le pietre della città; pietre che in questi luoghi santi sono cariche di simbolismo e significati per così tante persone.
"Confusa" perché uno pensa di sapere già tutto sul conflitto arabo-israeliano. Invece tu arrivi lì e tutte le tue idee preconcette cadono poco a poco, buttate giù dalle diverse narrative sulle quali ti capita di inciampare quotidianamente. Tuttavia, ogni storia personale che ascolti è come un piccolo tassello di mosaico che non fa altro che andare a creare, con il tempo, la tua coloratissima (la nostra terza parola) narrativa personale.
Alla fine di un viaggio del genere non si può fare altro che tornare a casa con un bellissimo racconto. Dopo questa esperienza mi sono resa conto che la Palestina è un mondo incantato dove si intrecciano diverse storie (tutte vere), e ho imparato la difficoltà di abbandonare i propri pregiudizi e prendere su di sé i panni dell'altro.
Sapete, mentre ero in Terra Santa non avevo il tempo di interessarmi dell'attualità italiana. La maggior parte del tempo eravamo sprovvisti di wi-fi (che bella cosa mentre si viaggia!), quindi dedicavo del tempo ai miei amati social solamente la sera o la mattina presto. Mentre ero via, mi sono accorta della banalità delle polemiche italiane, che in qualche modo risuonavano in un angolino della mia testa come un eco lontano. Non è una sensazione facile da descrivere finché non la si prova sulla propria pelle: è connessa al senso di desolazione che si prova tornando a casa, alla miseria che si prova nel vedere che quotidianamente regaliamo importanza a questioni che improvvisamente diventano superficiali. Perché negli occhi hai la gente che non butta via il pane, ma lo lascia appeso da qualche parte nel caso qualcuno ne avesse bisogno; ripensi a un gruppetto di bambini disabili (abbandonati dai genitori o meno); senti risuonare le parole di Suor Lucia che vede i bambini morire perché bisogna per forza passare da un'ambulanza palestinese a una israeliana al checkpoint.
Spero di avervi fatto nascere la curiosità di andare ad ammirare questi luoghi di persona (che sono più sicuri da visitare di quanto normalmente si pensi). Vorrei lasciarvi anche con alcune foto e con le parole di Suor Lucia: "Quando ci si innamora dell'umanità, non ci si accontenta di sopravvivere".
Alla prossima avventura!
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Nell'ordine: Gerico, il Mar Morto e la Giordania |
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Visitando i resti dell'Hisham Palace a Gerico |
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Il gruppo del MECP |
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La vista dal Monte degli Ulivi |
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Nella chiesa armena di San Giacomo a Gerusalemme |
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Tramonto a Tel Aviv |
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Passeggiando per il mercato di Haifa |
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Nelle alture del Golan. Siria sullo sfondo |
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Sulla strada per il monastero di San Giorgio in Kozziba |
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Une delle opere di Bansky a Betlemme |
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L'esterno del campo profughi di Aida, creato nel 1948. |
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Con Daoud Nassar alla Tenda della Nazioni |
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La Cupola della Roccia alla spianata delle moschee di a Gerusalemme |
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Il soffitto all'interno della Cupola della Roccia, inccessibile ai più |
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I colori del mercato nel quartiere arabo nella Città Vecchia di Gerusalemme |
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Cammelli sempre pronti a essere montati dai turisti |
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Il muro costruito durante la seconda intifada. Dichiarato illegale dalla ICJ (International Court of Justice), continua a essere difeso da Israele per motivi legati alla sicurezza della popolazione israeliana |
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Camminando nella Città Nuova di Gerusalemme... |
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