Cronache senegalesi: III parte

Lunedì si è festeggiata la Festa del Sacrificio, chiamata Tabaski in tutta la regione dell'Africa occidentale, ma anche conosciuta come Eid al-Adha nell mondo arabo. Una delle più importanti feste islamiche, origina in realtà da un episodio che conoscono bene anche ebrei e cristiani. Se nella tradizione giudaico-cristiana Abramo sacrificava il figlio Isacco, nel Corano il figlio di Ibrahim non viene nominato, ma è comunemente identificato con Ismaele, il figlio che Abramo ebbe con Hagar. Nel momento in cui il patriarca stava per pugnalare il figlio, Dio fece apparire al suo posto un montone. Per questo motivo la mattina della Festa del Sacrificio ogni famiglia sgozza un montone in ricordo della vicenda di Abramo e Ismaele. Tradizionalmente poi la carne dell'animale viene divisa in tre parti: una viene tenuta dalla famiglia, le altre due vengono donate ai poveri e ad amici e vicini. 

Purtroppo i nostri piani sono stati leggermente scombinati da un imprevisto. Saremmo dovuti andare a casa di M. da prima di pranzo per festeggiare in compagnia, ma il padre di M. si è sentito male ed è stato portato all'ospedale. Quindi dopo esserci lavate e aver indossato i nostri migliori vestiti per la festa (la famiglia si è un po' allargata per la Tabaski), siamo dovute restare a casa e abbiamo terminato il torneo di Macchiavelli cominciato la sera prima. Stanche di stare sedute, con ancora addosso i nostri vestiti eleganti abbiamo fatto una passeggiata sotto il sole di Tamba (forse non proprio un'ottima idea). Le strade erano deserte perché la Tabaski è un po' come il Natale: si sta tutto il giorno in famiglia. Sbirciando all'interno dei cortili delle case abbiamo intravisto dei rudimentali barbecue, dei montoni già finemente fatti a pezzi, oppure le pelli stese a seccare sui muri esterni dei cortili. Camminando i bambini cercano di attirare l'attenzione dei bianchi urlando "toubab", che è appunto la parola con cui ci si riferisce ai bianchi in wolof. È più un modo per attirare l'attenzione che un'offesa, però il confine può diventare labile. 

Mentre noi eravamo a fare la passeggiata Mai, la ragazza che ci aiuta in casa con la cucina e le pulizie, ha cucinato la carne che ci era stata portata dai vicini con cipolla e patate perché è di origini ivoriane, altrimenti la cucina senegalese avrebbe presvisto un condimento a base di pepe. Dopo pranzo ci siamo rilassate, ma verso sera ci siamo rimesse i vestitini perché il nostro ospite, una volta tornato dall'ospedale, ci ha offerto la cena (stesso menù del pranzo: carne, patate e cipolle) che abbiamo gustato mangiando in classico stile africano: seduti per terra e, dopo esserci lavati le mani nell'acqua di una bacinella, strappando un pezzo di baguette, ognuno ha raccolto i propri bocconi di cibo da un grande piatto al centro del cerchio. Come bevande di accompagnamento niente vino, ma solo acqua o zuccheratissime bibite colorate composte essenzialmente da una marea di coloranti e un po' di anidride carbonica.

Dopo cena siamo risaliti in macchina per andare a salutare al sorella di M. Qui in realtà i rapporti di parentela sono molti più ampi e quando si usano gli appellattivi di grand frère/grande soer/petit frère/petite soer in realtà è facile che spesso ci si riferisca a un amico intimo o a qualche cugino, piuttosto che a un vero fratello o sorella. La poligamia è largamente praticata, quindi spesso quando si parla di rappprti famigliari con i sengalesi, non è immediato capire se i legami di parentela siano diretti oppure siano tra fratellastri. Questo termine che da noi ha una connotazione intrinsecamente negativa, qui ha invece accezioni positive, permettendo di allargare moltissimo il concetto di famiglia. Una volta arrivati dalla sorella di M. infatti, ci siamo ritrovati in mezzo a un gruppo di persone più o meno imparentate, ma anche se non abbiamo dipanato tutti i legami familiari l'importante qui è stare insieme. 

I convenevoli con i senegalesi sono infiniti: è tutto un "ça va", "ça va bien", "tu as bien dormi", "comment ça va la famille", e così via. Forse è colpa del francese se i saluti paiono così ripetitivi, perché in wolof ci sono una serie di forme tutte diverse e ben definite per chiedere informazioni sul benestare dell'individuo e di tutta la sua famiglia allargata. In nessun caso si può sfuggire a questi convenevoli senegalesi, che di solito sono accompagnati da una stretta di mano.
Si potrebbe essere portati a pensare che in generale in tutta l'Africa sia così, o almeno in questa regione. In realtà, anche ad altri africani i saluti senegalesi paiono interminabili!

Mentre ce ne stavamo seduti all'aperto a chiacchierare e i bambini giocavano in strada, facendo attenzione ai più piccoli, un gruppo di ragazzi è venuto a cantarci delle canzoni tradizionali in cambio di qualche soldo, mentre le ragazze, tutte bellissime, sfilavano affianco a noi con i loro vestiti da festa, uno più colorato dell'altro.

Essendo la Tabaski caduta di lunedì (il calendario musulmano è lunare quindi ogni anno la Festa del Sacrificio viene celebrata in un giorno diverso, allo stesso modo del Ramadan), il giorno prima io e K. siamo andate a messa. La messa qui è un'esperienza che tutti dovrebbero fare solo per la bellezza dei canti accompagnati da strumenti tradizionali di cui non ho ancora imparato i nomi. Una volta uscite dalla chiesa, K. mi ha fatto notare come alla fine della messa il padre avesse comunque augurato una buona Tabaski a tutti, nonostante sia una festa che generalmente appartiene ai musulmani.

Venendo dalla cultura occidentale (per quanto questa espressione voglia dire tutto e niente), siamo abituati ad appiattire i rapporti tra confessioni religiose come un'inevitabile antagonismo. Cosa che geograficamente non è così presente come siamo portati a pensare in Europa. Come in Medioriente cristiani, musulmani ed ebrei hanno convissuto per secoli (il professor Plebani a lezione ci ha spesso ricordato come prima della guerra in Iraq 2/3 delle famiglie di Baghdad fossero miste, cioè composte da membri di fedi diverse: musulmani sunniti, sciiti, cristiani cattolici, ortodossi, melchiti e così via...), anche in questa zona dell'Africa le diverse confessioni religiose convivono pacificamente. Il problema di un occidentale è che un fatto del genere viene più percepito come una stranezza che come la norma, perchè una buona parte di noi danno per scontato che tra musulmani e cristiani non si possa convivere. Come ci dimostrano diverse parti del mondo, non c'è nulla di più falso. Nella maggior parte dei casi se esistono tensioni etniche è perché queste vengono prima strumentalizzate dalla politica (coloniale o nazionale), e poi rimangono come cicatrici permanenti nella società.

Insomma, la nostra Tabaski è stata una festa tranquilla, ma ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e prezioso sulla cultura senegalese e sul mondo della cooperazione. Le giornate lavorative di agosto non sono particolarmente intense, al contrario del caldo. A volte la stanchezza, i problemi intestinali, o anche solo la polvere e le zanzare ci assalgono, ma non ci facciamo mai prendere dallo sconforto, anzi, la programmazione delle attività di settembre continua e anche quella di qualche gita fuori porta nei prossimi weekend....

Pessime foto ricordo di bei momenti di condivisione

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