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Fake it until you make it

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Facebook mi ricorda che otto anni fa guardavo lo skyline di Chicago dal cottage della mia famiglia ospitante sul lago Michigan. La stessa casa dove poi con amici e amiche di scuola abbiamo passato la serata dopo il prom , il ballo di fine anno. Dove una delle mie sorelle ospitanti, che si trovava a Londra per uno stage, ha passato la quarantena una volta rientrata negli States. Che pace che c’è in quel posto. Nei cottage vicini non c’era quasi mai nessuno, la spiaggia sembrava infinita, l’acqua era gelida (non ho memoria di aver mai fatto un bagno) e ho fatto morire di invidia mio fratello quando gli ho detto che la mia famiglia ospitante aveva anche una moto d’acqua. E ricordo che se prendevamo la macchina per andare in una famosa gelateria nello Stato dell’Indiana l’ora sul cellulare cambiava , perché gli Stati Uniti hanno quattro fusi orari, e una delle linee di demarcazione passava proprio tra l’Illinois (dove eravamo noi) e l’Indiana. Non so se è perché siamo in periodo elett...

Una nuova era - A new era

[ENGLISH VERSION BELOW] Gli storici nel loro lavoro analizzano le fonti e cercano di tracciare delle tendenze, delle traiettorie che spieghino i cambiamenti epocali . Non si basano sui singoli eventi storici, nelle loro ricerche tentano di ricostruire il contesto sociale, economico, “emozionale” (geopolitica delle emozioni docet) di un dato periodo. Le loro analisi possono giungere alle stesse conclusioni, ma avere diversi punti di partenza. Per alcuni per esempio il declino degli Stati Uniti è cominciato con il fallimento della guerra in Vietnam, per altri l’inizio della fine è stato l’attacco alle Torri Gemelli e la conseguente guerra in Afghanistan di cui le ultime amministrazioni hanno cercato e stanno ancora tentando (senza molto successo) di lavarsene le mani. Per altri ancora, invece, il momento di massima espansione americana non è stato il 1989, subito dopo la fine della Guerra fredda, come saremmo portati a credere, ma nel 1945. Insomma, molte idee diverse e sicuramen...

25

Fra una settimana esatta avrò vissuto il mio primo quarto di secolo . Come prima di ogni compleanno sento l’eccitazione montare, ma vedo anche la necessità di fare un bilancio, un po’ come tentiamo di fare a Capodanno. Però, a essere sincera, quest’anno mi sento più proiettata verso il futuro che verso il passato. Che sia chiaro, sono grata degli anni vissuti finora: ho girato mezzo mondo, ho studiato tanto, ho perso e trovato amici di ogni tipo, ho preso la mia dose di bastonate, ma tutto sommato sono stata tanto fortunata. Ma soprattutto ho imparato che chi vuole essere parte della tua vita c’è a prescindere da ogni cosa. Per questi 25 anni quindi mi sono imposta di non correre più dietro a nessuno. Immersi in un mondo che progressivamente ci sta facendo perdere il piacere dell’aggregazione sociale, avere dei buoni amici presenti al proprio fianco non è così scontato, e trovare chi non ti abbandona lungo la strada non è facile (paradossale, visto che con i social...

Riflessioni di un Thanksgiving notturno

Due mesi sono passati dal mio ritorno dal Senegal. Banale dirlo, ma come vola il tempo. Da inizio ottobre sono cominciate una serie attività che mi hanno travolta: la tesi, il lavoro di allenatrice, la collaborazione con la redazione, gli allenamenti, gli incontri di meditazione… E adesso arriva il Natale, si cominciano a sentire i primi jingle , rispuntano le lucine, non fa freddo, ma piove sempre.  Ogni anno mi ripropongo di cercare di essere felice per l’arrivo del Natale, ma è uno sforzo inutile. Una delle mie migliori amiche dice che sono un piccolo Grinch, mia madre mi ha regalato un libro intitolato “Fuga dal Natale”, in cui la protagonista è una ventenne che per sfuggire alle festività parte per il Sudamerica facendo impazzire i genitori – suona familiare, vero? In questa tipica malinconia autunnale (vedi il post dell’annoscorso ), la cosa che ultimamente mi sta rendendo più felice di tutte è andare al parco ad allenare i bambini e i ragazzi. Non pensavo che ...

Cronache senegalesi: IV parte

Più della metà della mia permanenza in Senegal è passata e siamo quasi alla fine. La prima annualità del progetto è terminata e a settembre è cominciata la progettazione del secondo anno. La settimana appena trascorsa è stata quindi molto intensa, ci sono stati molti scambi tra personale VIS espatriato (per capirci, le italiane e gli italiani che vivono in Senegal), il personale locale (i ragazzi senegalesi che mettono in atto le attività di sensibilizzazione) e i partner di progetto. Nei giorni scorsi si è celebrata la festività sciita dell'Ashura, che ricorda il martirio del figlio di Ali (potremmo dire il capostipite degli sciiti) Hussein nel 680 a Karbala, in Iraq. Viene festeggiata il decimo giorno del mese di Muharram, cioè dieci giorno dopo l'anno nuovo (ricordiamo che il calendario musulmano è lunare, per questo le date delle loro festività cambiano di anno in anno). Come per la Festa del Sacrificio (di cui avevo parlato qui ), anche l'Ashura in questo cont...

Cronache senegalesi: III parte

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Lunedì si è festeggiata la Festa del Sacrificio, chiamata Tabaski in tutta la regione dell'Africa occidentale, ma anche conosciuta come Eid al-Adha nell mondo arabo. Una delle più importanti feste islamiche, origina in realtà da un episodio che conoscono bene anche ebrei e cristiani. Se nella tradizione giudaico-cristiana Abramo sacrificava il figlio Isacco, nel Corano il figlio di Ibrahim non viene nominato, ma è comunemente identificato con Ismaele, il figlio che Abramo ebbe con Hagar. Nel momento in cui il patriarca stava per pugnalare il figlio, Dio fece apparire al suo posto un montone. Per questo motivo la mattina della Festa del Sacrificio ogni famiglia sgozza un montone in ricordo della vicenda di Abramo e Ismaele. Tradizionalmente poi la carne dell'animale viene divisa in tre parti: una viene tenuta dalla famiglia, le altre due vengono donate ai poveri e ad amici e vicini.  Purtroppo i nostri piani sono stati leggermente scombinati da un imprevisto. Saremmo dovuti...

Cronache senegalesi: II parte

Avevo già programmato di scrivere il prossimo post sulla Tabaski, nome con cui qui ci si riferisce alla festa del sacrificio (in arabo Eid al-Adha) che si festeggerà lunedì, ma ho poi sentito la necessità di dover condividere la mia esperienza con il mondo dell’onirico qui in Senegal. Premessa: sapendo che non sarei stata in un grande centro urbano, prima di partire in valigia ho messo tre libri. Un romanzo e due letture imprescindibili per un’aspirante reporter: “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani ed “Ebano” di Ryszard Kapuscinski. Il primo parla di come nel 1993 Terzani, giornalista per Der Spiegel , abbia per quell’anno rinunciato a prendere aerei dopo che un indovino di Hong Kong gli disse che la sua vita sarebbe stata in pericolo se avesse viaggiato in aereo. Detto fatto, per il tempo di un anno (cinese) l’autore viaggia per la sua amatissima Asia soltanto in treno, in macchina o in nave. Una buona parte del libro in realtà critica la modernità, o almeno la sua “trasp...